OpenDoc: la rivoluzione del documento


Il modello application-centric

Cosa significa "application-centric"? Tale espressione sintetizza il modo con cui attualmente siamo abituati a lavorare con i nostri personal computer. Tutto il nostro lavoro è incentrato sulle applicazioni.

Dare una definizione precisa ed univoca del termine applicazione non è semplice; si possono comunque definire alcuni elementi che accomunano gran parte dei programmi oggi diffusi sul mercato:

Se si considera inoltre che il software non subisce il medesimo deprezzamento dell'hardware, e che le risorse richieste dalle nuove versioni dei programmi sono spesso sproporzionate alle reali esigenze e alle prestazioni offerte, si comprenderà come il modello application-centric non riesca a soddisfare pienamente le esigenze del mercato informatico.

Il modello document-centric

Quale può essere allora la soluzione migliore? Proviamo a riflettere sui compiti che devono essere normalmente svolti lavorando con un personal computer: scrivere una lettera, gestire un database, sviluppare un'applicazione, inviare un messaggio di posta elettronica sono solo alcuni tra i più comuni. Alcuni di essi possono essere svolti anche senza l'ausilio di un computer: per scrivere una lettera è sufficiente prendere un foglio di carta e una penna con cui scrivere... ma dove si concentra la nostra attenzione nel momento in cui scriviamo una lettera? Qual è l'elemento fondamentale nell'azione "scrivere una lettera"? E' la lettera stessa (oltre a chi la scrive, ovviamente), non, ad esempio, la penna, la poltrona su cui sediamo o il foglio di carta. Ma allora il modello application-centric non si ispira al nostro modo di lavorare: abbiamo infatti visto che ci obbliga ad imparare ad usare delle applicazioni, che alla fin fine altro non sono che un ostacolo, una distrazione da quello che è il nostro fine, quello di creare un documento.

Se voglio scrivere una lettera (ma lo stesso discorso vale anche per altre operazioni), non devo dunque preoccuparmi di quale applicazione installare, di quanto spazio può occupare sul mio disco fisso, di quali problemi può darmi eseguendola con quel sistema operativo piuttosto che con quell'altro, o di quali passi devo eseguire per poterla stampare. L'interesse va spostato dalla applicazione al documento, che equivale a dire dal mezzo al fine.

E' questo il punto chiave di una nuova tecnologia, conosciuta con il nome di OpenDoc.

Ridefinizione del concetto di programma

OpenDoc è essenzialmente questo: un nuovo modo di lavorare con il proprio computer, sostituendo il vecchio e scomodo concetto di applicazione con quello più flessibile e naturale di documento, o compound document (documento composto).

Nella descrizione di OpenDoc, per motivi di spazio e per non andare troppo fuori dal tema principale dell'articolo, darò per scontata una minima conoscenza della Work Place Shell (WPS), l'interfaccia ad oggetti introdotta dalla versione 2.0 di OS/2 (della quale molto probabilmente si parlerà nella rivista). Il concetto di documento introdotto con OpenDoc è infatti per alcuni aspetti simile a quello di oggetto in OS/2.

Se nella WPS l'elemento principale è l'oggetto, in OpenDoc troviamo il documento. Esso in sostanza rappresenta una integrazione di componenti di varia natura, visualizzabili o editabili senza la necessità di dover eseguire una applicazione per ogni singolo componente. Troveremo quindi un componente "testo", un altro "grafica bitmap", un altro "pulsante" e così via, fino a comprendere ogni singolo elemento che deve essere creato, o visualizzato, durante il nostro lavoro al computer.

Nel "linguaggio" di OpenDoc i componenti prendono il nome di parti. Ogni parte ha delle determinate caratteristiche, assimilabili a quelle degli oggetti della WPS, con in più la possibilità di definire dei moduli associati ad essa: un visualizzatore, che permette di mostrarne i contenuti, e un editor, che permette di modificarli. Ogni modulo può essere sostituito dall'utente con un altro di suo gradimento, consentendo così una notevole personalizzazione dell'interfaccia.

La somiglianza tra moduli e vecchie applicazioni è solamente formale: si tratta in realtà di componenti integrati nel sistema, che svolgono unicamente il compito per il quale sono stati sviluppati. Potrà esserci, ad esempio, una parte che permette di inserire del testo e gestirne la formattazione, una per creare degli elementi di grafica vettoriale, oppure un'altra per impaginare testo e grafica creati con le due parti precedenti. Ogni parte può contenerne qualsiasi altra al suo interno, così come una directory può contenere dei file, ma anche altre directory.

Il modo in cui viene gestita l'integrazione tra le varie parti è del tutto trasparente all'utente, che deve solo preoccuparsi di "assemblare" i vari elementi che compongono il proprio documento, peraltro attraverso l'intuitivo concetto di "drag&drop", ben noto agli utenti di OS/2.

Anche l'interfaccia viene incontro all'utilizzatore di documenti OpenDoc, fornendo una struttura comune a tutte le parti contenute in un documento (che alla fine risulta essere una sorta di "contenitore di parti"). Per esempio alcune voci nella barra dei menu saranno comuni a tutte le parti (per esempio quelle relative alle modalità di visualizzazione o di stampa), alcune delle quali potranno eventualmente aggiungere altre voci, ma anche nuovi controlli (per esempio una toolbar). Tutto risulterà contenuto all'interno della stessa "finestra", senza la necessità di dover avviare svariate applicazioni e passare dall'una all'altra per creare alla fine un unico documento.

Presente (e futuro) di OpenDoc

OpenDoc, attualmente amministrato da una società chiamata "Component Integration Laboratories, Inc." (CI Labs), fondata da Apple, IBM, Novell, Taligent, WordPerfect, e dalla divisione XSoft della Xerox, è previsto per le piattaforme OS/2, Windows, System 7, AIX e altri sistemi Unix. Alcune case software sembra si siano già interessate a questa tecnologia, aiutate sia dalla disponibilità, seppure non ancora in versione definitiva, del kit di programmazione, che dalle potenzialità offerte a chi sviluppa parti OpenDoc.

Sul futuro di questa tecnologia ovviamente non si può dire niente: l'unica cosa certa è che finora nessuna software house concorrente è riuscita a fornire una valida alternativa. Le uniche sono Microsoft, con OLE2 per Windows, e NeXT, con OpenStep per NEXTSTEP, con problemi di integrazione in altri ambienti (così come OLE2). Tutto dipenderà dall'interesse che dimostreranno le software house per questa interessante, ma pur sempre nuovissima e poco conosciuta, tecnologia.

Conclusioni

L'idea di fondo quindi, per non aggiungere ulteriori dettagli che verranno eventualmente approfonditi in un prossimo articolo, è che OpenDoc, se incontrerà il dovuto favore presso le case software, rappresenterà veramente una rivoluzione nel campo dell'informatica personale.

Dopo le interfacce user-friendly avremo finalmente la possibilità di un utilizzo totalmente user-friendly dei nostri PC?

A cura di Marco Turchetto

Pagina
precedente
Home Page Sommario Pagina
successiva