Applicazioni

VisualAge for Java per OS/2

Glauco Ippolitoni
 

Caffè... corretto! (ossia Java "100% Pure")


Genere: Ambiente di sviluppo
File: Per potersi scaricare la versione Entry bisogna registrarsi on-line : andate qui!
Dimensione: 20 Mb circa
Costo: La versione Entry è FreeWare
la Professional costa $89
Autore: IBM
Reperibilità Internet: IBM VisualAge for Java


Introduzione

Visual Age for Java per OS/2 è l'ultimo nato della famiglia Visual Age attualmente sul mercato.
Si tratta di un tool di sviluppo per applet ed applicazioni java conforme alle specifiche del Java Development Kit 1.1 che, contrariamente a prodotti analoghi di altre case, genera classi 100% Pure Java compatibili. Il suo IDE (Integrated Development Environment) consente di creare/modificare/eseguire un qualunque sorgente java in modo semplice ed intuitivo anche per chi non è ancora particolarmente smaliziato.
Il prodotto è pensato per lo sviluppo di applicazioni complesse e costringe a produrre sorgenti altamente strutturati fin dall'inizio, grazie anche alla perfetta gestione dei così detti JavaBeans (letteralmente chicchi di caffè, java è una varietà di caffè ndr), oggetti facilmente riutilizzabili.
Di Visual Age for Java esistono tre diverse edizioni:

  • una versione Entry, liscia, prelevabile gratuitamente da internet ma limitata all'uso di meno di 100 classi;
  • una versione Professional, senza limitazioni;
  • una versione Enterprise, mirata allo sviluppo di prodotti client/server, con una serie di utility per lo sviluppo di applicazioni JDBC e RMI.
L'articolo che state leggendo riguarda la versione Professional.


La confezione

La confezione comprende un CD-Rom contenente il prodotto (sia la versione per OS/2 che quella per Windows95/NT), un manualetto di 150 pagine ed un tutorial della MindQ su CD-Rom chiamato An introduction to Java Programming Using VisualAge, oltre alle varie scartoffie sulle licenze d'uso.
Il tutorial della MindQ gira sotto Win-OS/2 ed è fatto piuttosto bene, approfondisce sia il linguaggio in sé sia l'uso di VisualAge.
Il manuale cartaceo contiene una breve introduzione sul prodotto seguita dalla descrizione passo-passo della generazione di un progetto di esempio.
Alcune delle caratteristiche del VisualAge for Java non sono spiegate in maniera esauriente ed i lati oscuri lasciano addosso una sensazione di disagio (ovvero la sensazione di non aver capito assolutamente niente...). Fortunatamente è solo una sensazione passeggera, perché tutti i dubbi vengono fugati dal componente del programma a mio giudizio meglio riuscito: l'Help in linea.


L'Help in linea

Gli stessi argomenti trattati nel manuale sono descritti anche nell'esauriente Help on-line, realizzato in formato HTML e consultabile con Netscape. La cosa più interessante è che l'help on-line è realizzato come un servizio remoto consultabile mediante un collegamento TCP/IP, quindi è necessario far partire il Search Server (che lancia un mini-interprete di CGI) compreso nel prodotto per poterne sfruttare tutte le funzionalità (anche quelle di ricerca fuzzy dei termini cercati).
Nelle sue pagine HTML potrete trovare tutto ciò che volete a proposito del programma, del JDK e del progetto trattato sul manuale cartaceo. Se siete degli absolute beginner vi consiglio vivamente di passare qualche ora a studiarvelo.


L'installazione

L'installazione è estremamente semplice, e richiede poco più della directory di destinazione. Quello che risulterà un po' più complicato sarà la configurazione se non avete dimestichezza con il TCP/IP, per abilitare la Loopback Interface sul LocalHost (non lasciatevi spaventare: è spiegato molto chiaramente nel README ed il tutto si riduce ad un paio di minuti di lavoro). L'unica difficoltà che potrete avere sarà quella di dover capire qual'è la traduzione di IBM dei termini riguardanti la configurazione del TCP/IP (veramente raccapricciante). Vi consigio comunque di leggere il README presente sul CD: troverete tutte le istruzioni su come effettuare queste operazioni.
Una volta concluse le procedure per l'installazione, il sistema è pronto a partire: si lanciano il Search Server (se pensate di averne bisogno) ed il VisualAge.


Si parte!

La prima volta che fate partire il programma viene presentata la schermata del Quick Start che consente di lanciare uno dei wizard o di passare al Workbench. Si può decidere di far costruire lo scheletro di un applet o di un'applicazione al programma; la generazione avviene dopo aver risposto ad una serie di domande organizzate in alcune schermate nelle quali si naviga con i classici tasti Previous e Next. Le finestre di lavoro possono essere "specializzate" in modo da evidenziare una qualunque componente del progetto: volete vedere solo il package del vostro progetto e le classi contenute? Solo una classe ed i metodi contenuti in essa? Non ci sono problemi.
La finestra principale che vedrete sarà il così detto Workbench, la vera centrale operativa dell'ambiente di sviluppo, dalla quale potrete accedere a qualunque componente dei vari progetti. Ciò che vedrete ai successivi avvii sarà la schermata che avevate attiva alla precedente chiusura del programma.

Screenshot del Workbench

Il progetto

Ciò che lascia inizialmente interdetti quando si mettono le mani su un prodotto VisualAge per la prima volta è la filosofia sulla quale si fonda lo sviluppo di un progetto.
Tanto per cominciare VA costringe fin dall'inizio a pensare in grande: per scrivere una qualunque classe bisogna prima stabilire

  • il nome del progetto;
  • il nome del package;
Questo porta ad avere bene in chiaro nella testa dove si vuole andare a parare. Altra cosa particolare è che non esistono file da salvare o di cui ricordarsi il nome, tutta la gestione è stata resa totalmente trasparente ed i sorgenti vengono organizzati in una struttura logica gerarchizzata, così ci si può concentrare sulle cose serie.
Se si volesse solo testare il funzionamento di una serie di istruzioni Java, questo prodotto mette a disposizione lo ScrapBook, il blocco della brutta copia. Qui potrete fare anche le peggiori zozzerie col codice senza che questo possa mettere in pericolo la salute dei vostri progetti.


La compilazione incrementale

L'ambiente effettua ad ogni salvataggio del codice sorgente una compilazione incrementale del prodotto globale segnalando eventuali errori o incongruenze presenti. Questo permette di tenere costantemente sotto controllo il corretto funzionamento dell'intero progetto.
Proprio questa capacità di tenere tutto in memoria e di gestire le cose in tempo reale ha un prezzo in termini di richeste di risorse: vengono richiesti 32M di RAM (consigliati 48M). Il modo in cui si possono gestire i break point è un altro fiore all'occhiello di questo ambiente di sviluppo: basta un doppio click ad inizio riga per attivarne/disattivarne uno. Dalla finestra di debug si può poi analizzare il valore di una qualunque variabile tra quelle presenti nell'ambiente in quel momento.


La parte Visual

Fin qui le differenze con altri IDE non sembrano poi molte; in realtà la differenza la fa la gestione della programmazione visuale. Con pochi colpi di mouse si possono generare applicazioni ed applet anche complessi. La tastiera diventa quasi superflua: la si usa solo per dare il nome alle varie procedure o per inserire qualche algoritmo personalizzato. Tutto ciò che riguarda i componenti dell'interfaccia grafica (pulsanti, liste, caselle di testo, immagini, ecc.) e le loro interazioni con il programma o con l'utente si possono gestire direttamente col mouse. Qualunque evento può essere collegato con una classe/procedura da eseguire, basta collegarcelo col mouse. Non è particolarmente facile da spiegare per iscritto, ma se vi andate a dare un'occhiata a questa figura ed alla successiva potrete farvi un'idea di quanto tempo si può risparmiare nella generazione di un prodotto, tenendo conto che ciascuna linea colorata rappresenta una procedura che altrimenti ci saremmo dovuti scrivere noi. Tutto questo si può fare grazie all'uso dei JavaBean, ovvero quegli oggetti che contengono informazioni sul tipo di variabili o metodi che li caratterizzano. In questo modo possiamo collegare graficamente una casella di testo ad un metodo che restituisce una stringa, ecc. ecc. . Qualunque parte del progetto può diventare a sua volta un Bean ed essere riutilizzato in qualunque momento per un altro progetto. In questo modo ci possiamo creare con semplicità delle librerie personali richiamabili con un semplice drag&drop!
Tenete presente che un Bean non è necessariamente un componente "Visual", può essere una qualunque classe che abbia dei metodi o delle variabili e che vogliamo utilizzare nel nostro progetto e che ci servano per controllare qualche elemento del programma.

Screenshot del visual builder

Fine primo tempo...

Non crediate che sia finita qui! La prova di un programma così particolare e complesso non si può certo esaurire in queste poche righe. La mia intenzione è quella di scrivere un secondo articolo per il prossimo numero nel quale completerò la descrizione del programma e descriverò passo passo la generazione di un semplice progetto in java.


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