Punto di vista

Reboot commerciali

Claudio Umana
Il mondo cambia. Nuovi standard nascono. Altri muoiono. Java è ormai ovunque, ma nello stesso tempo nessuno lo vede. Il C++ che sembra abbia il fiato corto a causa di certi nuovi linguaggi di programmazione, fra i quali Java, è più vivo che mai. I server sarebbero dovuti sparire e invece ritornano, più potenti e stabili che mai? Dipende. Se volete spendere milioni di dollari allora la risposta è sì. Se invece seguite le ultime mode allora estendiamo a tutti il concetto: basta riavviare... Questo è una delle questioni capitali che al giorno d'oggi riveste una rilevanza certo non giornalistica, ma nemmeno culturale. Se per cultura si intende anche la sua assenza. Perché dico questo? Seguitemi...
La società tecnicizzata che ci circonda, non solo dal punto di vista informatico (avete spento i cellulari mentre leggete?), basata su politiche di mercato e non di contenuto tecnologico, ha costruito un modo di affrontare l'uso del computer e del software ad esso allegato, del tutto non critico da un lato, e completamente passivo dall'altro. Se siamo utilizzatori comuni (sapete di chi parlo) riavviamo senza preoccuparci più di tanto, imprecando se ci stavamo lavorando ma senza farci domande. Altri riavviano senza lamentarsi: "fessi e contenti". Questo tipo di sotto cultura dell'accettazione è presente anche in settori famosi per il loro presunto contenuto tecnologico: quante mele avete mangiato o lucidato? 
Una volta, mentre scrutavo computer di vario tipo, per di più minestroni di pezzi hardware a basso costo, mi sono imbattuto nel folgorante iMac G3 333Mhz che mostrava la clessidra mentre stampava una immagine con una periferica di marca famosa. Ho chiesto e mi hanno risposto: "Altrimenti va troppo lento." Aggiungo: "Sigh !" In un altro caso ho visto all'opera la stessa categoria di macchine adibite alla masterizzazione che sono state riavviate alcune volte prima di avere la "stabilità" richiesta e le "impostazioni giuste", dicevano. Cosa sono? Direte voi. Non lo so... Non li ho costruiti io. Ma questo modo di operare, pensateci bene, è giusto? È frutto di ragionamento critico? 

Da queste righe pare che io c'è l'abbia con il grande, questo sì bisogna concerderglielo, Steve Jobs. No! Assolutamente. Ritorno a uno dei temi dell'articolo: politiche di mercato. Poi bisogna essere corretti. Le colpe sono anche dei produttori di software generico, non solo del sistema operativo. I tool di sviluppo visuali aumentano di un ordine di grandezza la dimensione del codice rispetto all'equivalente programma scritto a mano. Noti programmi di grafica che si vogliono sostituire al sistema operativo per usare la memoria e i supporti di memoria fisica. 

Chi ha permesso che succedesse questo? 

Ancora mi chiedo, dove andiamo? 

Uno spettro ci circonda, l'ho già citato: reboot. Ho anche detto come questa consuetudine che colpisce (secondo le ultime stime sulle basi installate) almeno l'ottanta per cento di utenti, è una sottocultura tecnologica. Però questa ne ha creato un'altra apparentemente più evoluta: quella che c'è l'hanno a morte con il "riavvio e siate felici". I nuovi utenti Linux. Sono in generale certamente più evoluti e laboriosi degli altri. Ma, secondo il mio modesto parere, fanno un errore altrettanto grosso, quello di dimenticare la finalità prima della cultura tecnologica e informatica in particolare: la fruibilità a tutti. Nel caso di questo sistema operativo, tutti noi abbiamo i nostri esempi: ogni programma usa i tasti come gli pare e piace (chi vuole due click, chi uno, chi pretende che lo teniate premuto, ecc...), le impostazioni che solo il suo autore conosce in una confusione incoerente che pare non debba finire e, date le ultime evoluzioni del mercato, pare sia destinata ad aumentare. Il famoso tasto destro introdotto massicciamente nelle ultime interfacce ha la coerenza del: "Per chiudere vai a start e poi..." Però, questo non bisogna dimenticarlo, non pretendono soldi da nessuno. O quasi. 

Il numero di cucciolate di distribuzioni Linux ci riporta a uno dei temi del discorso. Quanti fix, aggiornamenti richiedono puntualmente Red Hat, Suse e compagnia bella? Loro ci fanno pagare... 

Politiche di mercato. Loro dicono: "A morte il reboot!" 

Circa nel 1992 nacque un progetto qui a tutti noto: Os/2 2.0. La sua caratteristica principe era ed è la WPS: la sua ancora ineguagliata interfaccia. Alcuni critici direbbero che l'interfaccia è solo un componente del sistema operativo. Avrebbero ragione come chi dicesse che i problemi di Linux sono colpa delle distribuzioni e non del suo kernel. Cosa c'è di sbagliato in questo discorso? Teoricamente nulla, ma per il mio discorso in questo articolo, tutto. Il kernel di per sé non serve a nulla se non esistono strumenti o programmi per fargli fare qualcosa, renderlo fruibile all'utilizzatore. L'interfaccia invece, virtualmente può fare tutto o darci l'apparenza che faccia tutto: nascondendoci i suoi meandri e gli scantinati tecnologici su cui si poggia. Quando uno appende un quadro alla parete usa strumenti completi: un martello, un chiodo, una parete e un quadro. Non va nel bosco a procurarsi il legno per il manico e poi in miniera per i minerali necessari per la testa del martello. Sa che esistono certi strumenti, cosa fanno e come si usano. Tutto qui. E questa è anche la filosofia che sta alla base della WPS: fornire un insieme di strumenti il cui uso è uniforme, coerente e che permetta di accedere a ogni risorsa in maniera flessibile. 

Quando venne progettata la WPS, si tennero conto di questi fattori. Il pregio impagabile nell'uso (tralasciando altri primati tecnologici) di Os/2 sta proprio in questa, come la definirei io, filosofia di essere e operare: diversa da tutti gli altri. 

Penso che gli utilizzatori di Os/2 appartengano alla vera terza categoria dei sistemi operativi. Separati dai windowsiano e linuxiani, se mi permettete i brutti neologismi. 

La matrigna IBM ha dimenticato il suo figlio prodigo, come della sua vera faccia. Se nel prossimo anno verranno forniti, come annunciato, gli aggiornamenti dei software a corredo con Os/2 a pagamento, allora ben vengano se però verrà mantenuta la filosofia di progetto dietro a questo bellissimo sistema operativo. Pensate, quale altro sistema operativo definireste bello? 

Avete capito bene, il Software Choice per gli utenti home non sarà più free. 

Da poco è nota la notizia della prossima uscita della Warp 5 client con tecnologia "Aurora". La sua modalità di acquisto è nebulosa e pare che interesserà solamente i grossi clienti della IBM. 

Politiche di mercato. 

Ma queste sono altre storie per i prossimi numeri di Just Warp. 

I tempi quindi stanno cambiando? Ma per noi non con: "Grazie dei soldi e buon riavvio, prima e dopo i pasti!" 


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